Sorreggo la mia vita sulle spalle come Atlante
Camminando in equilibrio precario sopra un filo
Tra le lame delle forbici delle parche
Un filo lungo quanto l'intero fiume, Nilo
Ho chiuso gli occhi e ho visto l'inferno, Beksinski
Li ho riaperti e ho visto un mondo astratto, Kandinsky
Ancora mi chiedo quale dei due sia vero
E quando provo a rispondermi tremo, al solo pensiero
E allora via, a 120 sotto questa luna
Nel Dicembre più caldo, della mia vita buia
L'unico modo che ho per non pensare più
In sottofondo un pezzo che t'ipnotizza con il suo groove
A volte, mi sento soffocare dal troppo o dal nulla
Forse da quando strillavo e piangevo su nella culla
E visto che da allora nessuno ha risposto ai miei lamenti
Ho iniziato a gridare, chiuso nei miei silenzi
Scampato all'aldilà come Beksinski
Ma hai perso la ragione più di Klaus Kinski
Rimasto a chiederti perché ancora esisti
Cerchi le soluzioni ma tra gli enigmisti
Le spire del serpente avvolte intorno al ventre
Temevi il suo veleno ma è iniettato nella mente
Se ti lasci cadere sei in balìa della corrente
Allungherai la mano finché ancora sei cosciente
Ma non serve
Il sangue che ti scorre è buono, ma mente
Esiliato per sempre
In una dimensione tra passato e presente
Guardi il riflesso, te stesso allo specchio
Ma non ti riconosci e dici adesso mi sveglio
Se questa qui è la vita allora la morte è meglio
Dipingerò il dolore, rivivrò in un disegno
La bellezza dell'abisso che ora fisso con sdegno
Ho tenuto tutto stretto tranne quello a cui tengo
Cerchi di afferrare e dare forma al tuo delirio
Ciò che è più reale molto spesso è il mondo onirico
Lasciati sognare che al risveglio sarà un incubo
Come l'universo nel tuo vuoto resti integro
Il male cola dai muri
Quando ci sommerge ci sentiamo più sicuri
Come angeli caduti
Sarà col declino che genereremo luci
Se Mefistofele bussasse alla mia porta adesso
Non esiterei, la mia anima sarebbe già sua
In cambio della conoscenza, per sapere che cazzo vuoi tu dalla mia vita
Stronza, stavolta la colpa è tua
E mi ritrovo qua, a sputare veleno
Nonostante fuori splenda un cielo così sereno
Ma la mia vita è un continuo ossimoro
E siccome son carnivoro, continuo a morderla per lo stimolo
Voi avete perso i denti invece
Da quelle bocche nero pece
E i pochi che ancora combattono son tutti qua al mio fianco
Anche se ci separano anni luce, di mare e asfalto
E adesso non mi resta che tacere
Sparendo tra le sfumature più nere
Così concludo, io non m'illudo
E se chiedi qual è il mio nome, Brother
Puoi chiamarmi Nessuno