Quando l'ho visto partire, tra fortune e lampare
Non c'erano stelle tra il cielo ed il mare
C'era poca poesia
Quella notte divisa tra il prima ed il dopo
La ragione indecisa tra il rimorso e lo scopo
E la stessa bugia
Gli anni li ha visti passare ulteriori e distratti
Anni di indugi e di baci, di rifugi e di anfratti
Anni di madri sospese e di macerie fumanti
Di sonni senza pretese e uliveti fuggenti
In una tasca di giacca tre preghiere e due abbracci
Un addio nella mano e un bagaglio di stracci
Andare per tornare
C'è la metà di un destino appesa in mezzo all'oriente
E la realtà di un cammino vestito di niente
E una miseria affollata di paure e sudore
Un'isoletta di gomma che annaspa nel mare
E ogni risacca è una gola costretta al suo nodo
Ed ogni mano che tende le dita è un approdo
Andare per andare. Andare per andare
L'hanno visto, si è perduto, si è vestito di ricordi
Si è nascosto negli istanti di uno sputo dentro a sogni ingordi
Voci di memoria opaca, come dietro a un vetro
E un rimpianto che lo lascia sempre un passo troppo indietro
Ma ora è tempo di scongiuri, di rivalse, di destini interi
Andare per scappare e basta, senza spiccioli di ieri
Allontanare tutto come un vizio già scordato
E dopo ridere di gusto con il ciglio ancora un po' bagnato
Attese di ritorno come vuoti di coscienza
E per tacersi ancora quella fuga, raccontarsi una partenza