Johan parcheggiò la bicicletta contro il parapetto
Ed entrò nella roulotte in braghe corte
Perché fuori nevicava l'universo nonostante fosse giugno
Batteva i denti irrigidito mentre I suoi due nuovi amici
Rimasero stupiti dalla visita a sorpresa
Gli offrirono un the caldo domandandogli perché in quella discesa
Durante la bufera il ghiaccio e la paura non si fosse ben coperto
L'olandese in bicicletta rispose col suo accento gutturale
Parole incomprensibili e finito lo spavento si riaffacciò alla strada
Mentre altri sventurati su due ruote scendevano prudenti
Quei tornanti in mezzo alla tormenta protetti dal Moncler
Lui restò ancora un poco a godersi il tepore improvvisato
E dopo un paio di bestemmie protestanti tornò in sella al suo cavallo
Verso la valle che incombeva
Eppure un quarto d'ora prima Johan era solo lassù in cima
Staccò tutti lungo il Gavia pedalando su un viscido sterrato
Mentre intorno era come se l'inverno in Val Camonica non fosse mai finito
Raggiunse quel passo a quota siderale mentre i fiocchi sulla testa
Evaporavano al contatto della pelle incandescente
E arrivato fino a lì continuò a far finta che il freddo non ci fosse
Tirò dritto come se Bormio stesse nei dintorni e non quaranta chilometri più in basso
In quella roulotte ci finì con un principio di assideramento tre minuti dopo
Che a scender dopo tutto quello sforzo sudato e bagnatissimo
A cinque gradi sotto zero indossando solamente una maglia ciclamino
Ci vuole del coraggio e una certa dose d'impazienza
Ci arrivò da stoccafisso a Bormio l'olandese Van der Velde
Quasi morto e con quarantasette minuti di ritardo
Ma di quel traguardo si ricordano certo più di lui che dell'altro tulipano
Che giunse primo in quella tappa disgraziata o dell'americano
Che vinse poi il Giro d'Italia la cui cima Coppi era un pi' troppo congelata
Quel metro di neve sulle Lepontine Retiche
Affrontato con una bicicletta al posto della slitta
Vale quanto l'alpinismo estremo senza bombole d'ossigeno
Tra le inviolate vette del Pamir