Un masochista confessò sotto tortura, spinto solo dalla sua riconoscenza
Un gigante chiama l'altro fiebilmente, attraverso le distanze desolate dei tempi
Le parole le ho contate, scortecciate poi ingoiate
Le ho rincorse, sorvolate, con uno spasimo acquisite
Ci ho creduto io davvero senza l'ombra di un sospetto
Solo per rendermi conto che era stato tutto scritto
Caldo come l'aspettare, freddo come il divenire
Frantumata la realtà non resta altro che sognare
Sino a che ci regge il fiato che ci appanna come specchi
Sino a che saremo pronti ma incredibilmente vecchi
Non chiederò quando verrò a prender ciò che è mio
L'importante è imparare a viver senza
Non chiederò quando verrò a prender ciò che è mio
Durante il volo nel cuore prevale l'istinto
Non chiederò quando verrò a prender ciò che è mio
L'importante è imparare a viver senza
Non chiederò quando verrò a prender ciò che è mio
Finalmente potrò ascoltare il silenzio dei tuoi occhi
L'incoerenza di chi uccide il proprio idolo e ne serba un ricordo di cui farsi vanto
Un re suicida al posto giusto, al momento giusto, è fonte di innegabile soddisfazione
La speranza come emetico non è servita a molto
Per le impurità rimaste conficcate nel mio corpo
Vanno estratte una ad una ma è un processo doloroso
Forse in fondo il mantenerle è molto meglio che il privarne
Il corpo mio ormai assuefatto non saprebbe farne a meno
Sarò stupido o forse pazzo ma io ancora mi affeziono
A ciò che mio è sempre stato e con me starà per sempre
Perché togli all'uomo il male e non resterà più niente