Giovanni Trottola, vispo bimbetto, aveva in tutto un sol difetto: credea d'esser buffo, ma non lo era faceva boccacce da mane a sera e se si trovava fra cento persone di tutte quante volea l'attenzione. Al circo un giorno disse a un pagliaccio: «Levati, guardami, vedrai che faccio, voglio far ridere anch'io la gente è cosa facile, cosa da niente». E detto fatto fece una smorfia poi un saltino, un'altra smorfia, sporse la lingua fin sotto al mento fece un inchino tutto contento. Ma seccatissimi gli spettatori già si avviavano per uscir fuori. Povero Gianni, confuso assai ora capiva d'esser nei guai. Ma l'elefante impietosito afferrò il bimbo con un barrito: lo sollevò! lo sbatacchiò! sulla sua sedia lo collocò. Scrosciò un applauso e una risata alla bellissima improvvisata. Gianni rossissimo per la figura sempre fu memore dell'avventura e poi da allora assai fu lieto in mezzo agli altri di stare quieto.